_mentre la nebbia spezza la curva della notte e le parole si tengono strette al nero delle mie forme, si consuma fino al margine della pena il dolore e affondo nell’ultima destinazione che si fa ancora più buia nell’ora del suo ritorno. _e nel mentre torno sulle mie orme sfocate mi lascio assottigliare come ultima inclinazione dalla luna, e in essa nel limite del respiro annunciando fuochi e bagliori fino alla pronuncia esatta della mia lingua sparuta.
come una vera notte con un unica vocazone. pelle e voce luna scura. il bosco si fa carne ed io mi consumo fin dentro le giunture estinte per dolcezze.
torno alle preghiere torno alle litanie torno alle rese torno come una rosa.
mi faccio bocca priva di fame. scrivo senza pronunciare scrivo dell’altrove mondo . ed è tutto qui il nero, il bianco il lutto, la nascita il mare, il niente.
torno alla sabbia torno alla radura. torno senza ali torno sempre, senza sconfinare.
Esile si fa la forma come la punta sottile di un’armonica luce . Eccentrica l’ombra ne segue la gloria come nel dirsi parole . …e si lascia scivolare nei granelli di derma in redenzione fermi sul confronto di una silente combustione che deraglia in clemenza esigente di un candido oblio reso fiero respiro .
Sono prossima all’impatto emozionale inconsapevole dell’intenzione blaterata d’insolente autenticità . Nel pieno della fierezza del mio essere ringrazio ogni aspettativa nutrita e mal goduta di questa carne entusiasta che si motiva di latranti rimorsi .
Ho chiesto continuamente la conversione della mia parola in dimora e Purgatorio . Un riprendermi in senno dei sensi sconfinati sull’andare intollerabile . Niente mi tiene al riparo da questa sconfinata morte , che sia per la carne , che sia per l’amore .
Ho chiesto di riempire i miei abbracci con polveri sepolcrali sensati , di fuoco ardente, di assolato dolore , di spine e candore . Niente mi tiene al riparo da questo limbo d’illusione se non la realtà oscura partecipante al mio sogno migliore , che sia rosso come la lacrima del cuore , che sia nero come l’inchiostro con cui scrissi il tuo nome .
cambio la debordante visione del peso dall’anima
con questa carne inumidita dal tempo
non sono altro che un copione ripetuto a stento
uno spettro solitario
una collezione d’ossa visionarie
disperse a grappolo
sul riverbero di ogni memoria raccontata .
lascio che l’ingombro delle cose
prendano spazio e forma
fra i pensieri inesatti
fra le ombre a luci spente
fra le orme a piedi nudi
fra le membra asciutte e stanche .
la morale di questo esistere
continua a rinnegarmi sulla stessa rima del cuore
e chiedo scusa ancor prima di cadere
ripetutamente negli sbagli fraintesi
prima di incedere nuovamente senza palpito
fra le briciole di una pelle
che zampilla di sangue nutriente e niente .
sembra sempre di essere ad un passo dalla fine
questo passo _sembra la fine
di un declino ipotecato _mai puntuale .
vivere sembra essere un viaggio per pochi
questo vivere _sembra per pochi
mentre lo stremo di una corsa arriva_frena .
capiterà di amarci tutti _come in una tregua
condannati alla sufficienza _poco comprensibile
capiterà che non saremo pronti
mutati in continuo squilibrio
scoloriti da una veglia esasperata
verdi di una natura non natura
ci riporteremo esausti su di una strada vuota
mentre il risveglio dei sensi sarà in bilico
fra ciò che è stato e che chiudendo gli occhi
scopriremo di non aver mai avuto
perchè vivere è un dono per tutti
farlo con umanità _per pochi