percorro la rima fragile che si fa corda sul volto/ sciame di ricordo annodato sulle dita puntellate da scatti di dolore/ percorro e corro sulla forma del tempo che raccoglie la tua ombra e, ferma fra le parole che non ti ho mai detto, strofino la corteccia dei miei occhi attraversandomi come un fiume/ nero come l’assenza smisurata che mi riempie al tuo nome.
la fretta arriva contratta fra passi irrequieti e false partenze. il credo silenzioso di questi giorni rinnega il sapore della pioggia esasperata da nuvole mancate, ferrose come le assenze che sono il sale di questi tempi.
la fretta eravamo noi con le ruggini a volte taglienti. eravamo noi, sprovvisti di debolezza, irrequieti di bellezza e fame presunta d’ogni cosa possibile.
la fretta arriva contratta fissa, senza gloria, mista all’idea immancabile di quello che saremmo potuto essere e domani diventare senza mai dimenticare ad un certo punto di sostare e finalmente respirare.
si ritorna sempre a casa _è un istinto necessario da seguire . si ritorna con la consapevolezza delle abitudini , dei cambiamenti , con coraggio e la sempre nutrita speranza , e con una novità Letteraria entro la fine di questo anno
che spero vi faccia piacere leggere . si ritorna sempre , senza essere veramente mai andati via .
ho lasciato andare il corpo alle conseguenze , mi sono distratta dalle spiegazioni e sono andata oltre ogni circostanza restando disattenta , senza capire , che la fame e un sentimento che fa male .
mi sono abbandonata alla consapevolezza , nutrita solo di aria , contro vento . non ho vissuto d’amore secondo natura , sono rimasta rinchiusa dove si prendono a morsi i pensieri ed ho cacciato , ho sfamato , ho pianto , inflessendo lacrime e saliva .
a dire che è tutto improvviso
ho imparato dal silenzio
con uno strappo sul cuore
un palpito sdrucito_continuo .
a dire che è il destino
ad ammiccare
è l’attimo designato
incontrollato come un canto .
il mio corpo si fa cielo sconfinato un etere senza tempo finzione e meraviglia a voce alta rappresentazione d’amore e inferi fra la ciminiere annerite di un cuore messo a solidificare sulle presunte altezze e moralità che sembrano esplodere fra le tracce dipinte ai lati della bocca di una faccia che aspetta impaziente un segno di verità .
a dire che è della mia sola pelle
la colpa presunta
a dire che il dolore è raffiorato
lo fa la mia sola lingua .
a dire che godo
è un piacere mercificato
a dire che piango
è una follia mai sanata .
silence is a hyena that rises with its face against the wall
the wall and me without difference in this distinction
a skin wrapped
in the simulation of the blows given
by a torment that annihilates me without guilt.
I, without voice, without weeping.
I , without breathing
sfioro la grammatica dei gesti che mancano
nella direzione inesatta del tuo restarmi accanto
mentre in sospeso
il racconto della tua bocca
si mostra appena _religioso e poi tremore
di assenza senza misura
di essenze che invitano al ritorno
come quando chiedo
al silenzio dei tuoi baci un nuovo tramonto
un respiro _un affondo
come quando ti dico
che sei il mio unico vizio da quando vivo
e ti annido sul cigolio dei fianchi
come un rituale che traballa
sulla nuda croce
I asked heaven many times
to feed on his right silences
enveloping my soul with stillness
of its good stars
keeping me sheltered
from a night made of cracks
and hurricanes of sleepless hours
Di questo tremore mi nutro
ossigeno inverso per la pelle in poi .
Le ombre acerbe sono un focolaio alto
profumato di calicanto notturno .
Sui fianchi come invasioni
mancanze avventate
con andature orizzontali
fiere della resa appresa .
Del mio corpo ne faccio un punto e a capo
con riverenze disordinate
fino alle disillusioni avanzate dall’imbrunire
sulla fronte che brucia alla bocca mia
usata per le insonnie furibonde
come chiostro per una preghiera di redenzione
lasciandola superstite
di un respiro che ne misura la parola
non riesco a moltiplicare le parole
la lingua si fa refuso che raglia
aria che esplode fuori dal petto
mi piega / mi curva / mi semina fertile
mentre emetto il nero dall’anima
con uno sputo a bocca chiusa
il silenzio preme sulla voce /
imprime le tracce del mio dire senza direzione
si annaffia di riposo che non accetto
tagliente sulla lingua che non incrocia più la tua
allora resto incompiuta / raffiorante di definizioni
nonostante tutto
il mio non è un morire d’amore
ma una partecipazione alla morte lenta
una linea di sangue che sfocia nella gola
abile nel rivoltarsi come necessità imbellettata d’amore
mentre io , postuma di ogni volere , incessantemente desidero
.ti ho sempre raccontata con pudore per paura di sbiadire il tuo nome come succede per i fiori
all’imbrunire succede che il limite del mio respiro si fa pianto
ogni volta
ed è li che la tua presenza mancante si inclina alla mia
e il sapore che mi lascia il pianto imbratta la sera.
_perchè è di questo che si tratta
di una carezza mancata
di una parola mai detta
di un abbraccio mai avverato
di uno strappo troppo veloce
_perchè è questa assenza che fa male
troppo vuota per i miei occhi
troppo pesante per la mia anima
troppo silenziosa per le parole che ancora avrei da dire
troppo profonda per una sola ferita
_perchè è di questo che sopravvivo
di orologi grandi senza rintocchi
di porte aperte senza ritorni
di voci spazzate via dal respiro veloce
di una luce che abbaglia nel momento sbagliato
.perchè è di questo che si tratta
di una mancanza sopravvissuta allo stesso modo in cui è avvenuta /
se potessi
chiederei al mio tempo ” ancora una volta ”
_ancora una volta la tua voce _ancora una volta il mare dei tuoi occhi
_ti terrei stretta per i capelli _ per le vesti che hanno il tuo odore
inchioderei le mie gambe alle tue e ti camminerei accanto
” ancora una volta ”
e fra tutte le voci lontane sentirei il coro del tuo sangue chiamare il mio _d’argilla.