si annida il fiato al silenzio,
in questa colata d’estate che non tace
nei suoi accordi osceni e lenti,
bianchi e molli a cavare
con il suo sapore lungo e largo
che sa di spago.
mi spingo oltre il rumore del giorno,
oltre il soliloquio della sera
per riuscire a mietere respiri, ancora
su questo drappo di pelle apparente
incupita dall’attesa e dalla fine
di un tempo che mi si dispone accanto
e non risparmia i miei vincoli
di furore cieco e parola senz’argine.
©Runa
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