scrivo per ricordarmi di quanta vita ho vissuto
prima che il tempo mi ripieghi su se stesso
senza dialogo, senza ombra
lasciandomi al vento del destino
in silenzio fra gli intenti
ammutinandomi le mani, il corpo
che mozzato di gioia
come un foglio stropicciato grida
e nel fremere di quelle madide parole
mancate nel pieno dell’inverno
di quel che ne sarò
la mia carne quindi si aggroviglierà
alla fauna risorta che modera le mie vesti
a ritroso nel fuoco del nuovo tempo.
©Runa
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