s c r i v o di una m o r t e che non è mia
ma che a farlo mi a b b r a c c i a e mi sta v i c i n a
s c r i v o di una necessità che mi a l l a r g a il respiro
e nel farlo percepisco di essere v i v a
si apre sul corpo come ferita di sale
questo vezzo religioso che copioso mi assale
muta di una brama che mi vince
con occhi praticanti di preghiere affilate
/ fra le mani una rincorsa nelle fiamme
a stemperare il gelo che di notte mi avvolge /
come un eterno lamento
che la mia croce alimenta
bisbiglia dal profondo il desiderio
con pezzi estinti di dolcezza cannibale
ed è un ripetersi nelle mie ossa
curve e mozze di corse frenate
come un dire che non ha verbi sulla lingua
come un morire che non ha vermi da sfamare
nell’intento devastato
di ciò che per anni il mio corpo è stato
© Runa