.la consapevolezza dell’odio.

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Vorrei avere la consapevolezza dell’odio /
quell’inconscio sentire
che oscilla fra la ragione e il sentimento .

Senza buonismo .

Essere un veto nero sulle parole da dire /
da dire e da accartocciare
come sapori sanguigni sulla lingua .

Senza approvazione .

Vorrei solo avere la consapevolezza della carenza d’affetto /
e convertire quest’anima sigillata alla notte
nel ripetersi del patimento .

Senza pentimento .

©Runa

 

 

-Scabra Assonanza-

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Sempre tesa nell’attesa –
filtrata nella smisurata attenzione come fossi luce
divenuta serra d’aria e poi
s_vestita di un linoleum che mi si posa addosso
come ombra im_perfetta e degna
di una dimora a corpo
che amabilmente impara a sanguinare / ad aspettare
la giusta incisa direzione senza corsia
senza esigere l’aria e la sua regola necessaria .

Sono tesa nell’attesa e nel suo disonesto silenzio .
Inciampo in parole disattente che ancora mi rosicchiano la lingua , lasciandone al cuore l’unica percezione indecifrata dalla voce / scabra assonanza di rumore che si espia dalla notte senza lasciarne vapore .

©Runa

#Omaggio_a_Jaya_Suberg

[ d a y s r e m a i n i n g ]

obscure

that inhabits the dark rooms of my being
to the junction of the night more absent
up to where even the heart retracts
and insomnia love lies
seams Eye dawn
where / in retrospect my days remaining
it drops the precious idyll I
with my soul absent
and my death trembling
©Runa

[ questo mio corpo è un oscuro senso
che abita le oscure camere del mio essere
fino al bivio delle notte più assenti
fino a dove anche il cuore si retrae
e l’insonnia dell’amore giace
sulle cuciture degli occhi all’alba
dove / in senno ai miei giorni restanti
si stilla il prezioso idillio che ho
con l’anima mia assente
e la mia morte tremante ]©Runa 

22/10/2015

[ della mancanza e di tutto il resto ]

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tutto ha una forma d’accusa
una lega piegata sull’estensione caparbia
di un falò d’acciaio che acceca la notte
tutto si perde e si squama in diretta
con una visione castigata d’orgoglio
in una sciame di perdite che ne diviene poi fuoco

tutto è mancanza /

un rovescio di latte quotidiano
che si fa forza a piegarmi nel suo impulso
a colmarmi come ad attraversarmi
con un taglio netto che va da una gota all’altra /
senza frenare le risa sminuzzate da una corteccia di pelle
che mi castigano ancora
per il supporto dato al pianto

tutto / è quanto

©Runa

[ inedito 2014 ]

[ nasco.sta ]

silent

inizio daccapo /
con una croce rovesciata sul cuore
.un pugnale di fuoco che mi reclina la memoria
dal grembo e in fuori
come un cantico partoriente che mozza il sangue
e il suo fluire a foce

posso ricordarmi di essere nata in questa vita
.con possessione avvinghiarmi alla sua terra
e programmare la mia stessa dipartita
da un luogo che mi si apre sotto
e mi inghiotte
come fossero polsi aperti voraci d’aria

inizio dal punto in cui ho perso /
scricchiolando con ossa affrante verso
le spalle di un muro di carne
che non placa questa mia irragionevole voglia
di essere una chiesa profanata da Dio
di essere un Dio _nascosto alla morte

©Runa / inedito 2015

Il Pianto in Parti Uguali

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Continuo a sostituire il cuore con piccoli spazi che rammendo fra le mani e il polso
raccolti al collo per farmi sentire ancora quel brivido che di vita parla .
Mi divido in parti uguali su questa terra
e lo faccio attraverso la carne che mi ristora dal dolore
e dal tempo immemore di parole
come un fruscio di carta caduto sul corpo
a dirmi di scrivermi dentro quello che ancora alla voce non muore .
Avevo sperato di avere più aria nella bocca per poter dire
senza urlare / di quella paura che lenta mi affanna
e mi affama di un respiro che fa invidia alla notte
e a quella paura che lascia il segno sulle gote
frusciante di colare
che ammortizza il pianto e il suo elettrico vizio .
©Runa
24/06/2014

[ la maschera di cera ]

PH©Helmut Newton
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La tua visione mi racchiude in tante cose , in pose che mi accartocciano fino alla massima esposizione di ciò che sono , sopraffatta da una irragionevole combinazione di fiati sostenuti a fatica dalla fame e dalle caparbie agitazioni che il tuo corpo sotto di me riproduce .
Sono una carne tesa , un ripetersi d’ombra , una maschera di cera , una ruggine acerba .
Un’ animale preda illuminata dalla temperanza della tua mente capovolta , una melodia vorace ringhiante fra i denti che mastica ogni spigolo delle tue ossa , un canto dolorante per la mia razza fiera .
Dopo di te sono un detrito di pelle sopravvissuto , un inverno danneggiato dalle intemperie del gelo , spianato oltre le attese . Polvere che scarnifica lenta la fronte dirottando ogni memoria , ogni voglia silenziosa .
E poi resto immobile a guardati ferito e fiero , ignobile.
Sono come un veleno che disconosce il tuo sangue , una follia che si appresta a incedere fertile di ogni voce che ti spezza nel mio nome .
©Rosy Iuliucci

Omaggio di Parole dedicato dal #wordsocialforum ad #Helmut Newton

http://wordsocialforum.com/2015/05/14/prospettive-omaggio-di-parole-ad-helmut-newton/

La Vita Sottile

ph©Francesca Dafne Vignaga

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Questo in fondo non è altro che un mondo solo , una sfera goliardica di terreni spezzati fra loro che non mi dona gravità , umanità , ne il contro senso di un disimpegno terrestre che mi spinge nell’altrove , migliore , o alquanto singolare , e fa in modo ch’io resti scalza con passi incerti verso quella penombra notturna che viola ogni singolare logica di luce , e mi si stringe dentro la nuda carne come un cavo elettrico necessario a darmi l’ultimo istinto , con un grido impulsivo , un ultimo respiro , per mutare dentro questi passaggi senza uscita di un oggi assente squamati di domani .
Questo , in fondo , non è altro che il mio mondo , inaccettato , in discesa , in continua stanchezza , con eterni chiarori smielati sulla faccia a svelarmi senza pianto .
Niente mi salva da questa natura . Resto attratta da finestre nere sul mio essere , gravida di un’ esistenza insistente che becca l’ultima illuminazione di un corridoio irrisolto senza uscita .
[ sono stanca di questa vita troppo sottile ]

©Rosaria Iuliucci

.il mio corpo differente.

ph©Cristina Rizzi Guelfi
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il mio è un corpo differente
ed io mi perdo in esso
come fosse un meccanismo che si rimette a posto da solo
che sbaglia ancora di giorno nei suoi strati di pelle avanzata
senza tenere conto che di notte può essere
una piena trasparente / nutriente
a coppa sul tuo zigomo / sbieco

il mio è un corpo reclinato su muri artigliati di latte
bruciante del trapasso di un giorno restio all’altro
un tonfo siderale che avanza e si fa avanti da solo
su ossa esposte che non lasciano traccia
ma che stringono le mie alle tue
con parole precipitate tra gli spazi di freddo
che sopraggiungono a velo sulla schiuma del tuo [ non ] senso

©Rosaria Iuliucci

[ in transito ]

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Gravidano senza peso sulle spalle i silenzi avvertiti in questo mattino aperto che nostalgico scende a patti con la sola voce che mi resta , avida dell’ultimo tempo appeso alle sole tracce di vento .
Mi scruta il presente , brusco è il suo appoggio sotto al mento che mi tiene lontana la voce , arginata dalle infinite verità nascoste nell’ombra di un futuro appeso allo sguardo che di nascosto copro placandone la pace .
E’ un emblema il mio stesso sentire , una delizia verso un’unica croce che porto nel cuore , una dolente attenzione che copiosa si serra sotto le ombre di una nebbia tagliata fine , ancora in vita , ceduta in corsa verso questa ricerca che mi terrà al riparo dal pianto , in una conca d’oro che senza presunzione non nuoce e non mi spoglia dal successivo dolore .
Mio malgrado è cosi che attendo ancora il fiato e la sue affinità con l’aria , ho scoperto di poter essere in ogni angolo di questa vita.

ph©Veronika Gilkovà / words©Runa

.sono senza testa.

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sono senza .testa. / sono senza .cuore.
sono un abbacinante luce che si contorce da sola
nella spasmodica ricerca di un buio che mi si posi addosso
.docile. / senza pretesa di carne .dentro.
e che mi faccia sua [ bruciante ] come petalo arso al sole
sono senza .pagina. / non sono mai stata .scritta.
sono un muro di carta privo d’edera
una foglia senza linfa
.selvatica. / senza saperne succhiare il peccato
come da questa vita [ che mi buca e mi butta via ]
©Runa / ph©Whitney Justesen

_dalla mia pelle in poi_

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il silenzio nella camera prende vita
e con esso il nome tuo
vinto di quella capacità di guardarmi dentro / attraverso /
che tramite l’attesa prende forma /
e poi tu / la tua .

il silenzio di questa camera ha la sua vita /
il suo silenzio a ticchettare intorno al letto
spinto e sospinto dall’odore che sale /
dalla mia pelle in poi .
©Runa